Greenpeace: L'arte della comunicazione ambientale
Ricevere materiale cartaceo può essere una piacevole sorpresa in un’epoca dominata dalla comunicazione digitale. Ma come valutare la qualità un materiale stampato? In questo articolo esaminerò i materiali della Campagna di Raccolta Fondi generica di Greenpeace che ho ricevuto via posta, analizzando la sua struttura, la sua grafica e il suo contenuto, per capire quali sono gli elementi che rendono efficace questo tipo di comunicazione.
Il materiale cartaceo che ho ricevuto da Greenpeace è un invito a partecipare alla Raccolta Fondi generica dell’organizzazione. Sono sempre stata sensibile alle questioni ambientali e alla protezione dell’ecosistema, per cui analizzare attentamente questo materiale mi sembra un’ottima occasione per comprendere meglio il lavoro di Greenpeace.
Greenpeace dipende esclusivamente dalle donazioni dei suoi sostenitori per poter portare avanti le sue campagne di protezione dell’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile a livello globale.
L’organizzazione si concentra su una vasta gamma di questioni ambientali, tra cui il cambiamento climatico, la deforestazione, la pesca eccessiva, l’inquinamento, la conservazione della biodiversità e la promozione delle energie rinnovabili. Inoltre, Greenpeace si basa sulla scienza per pianificare le sue azioni e le sue campagne, lavorando con esperti e istituzioni scientifiche per sviluppare soluzioni innovative ai problemi ambientali.

In generale questa grafica mi sembra un po’ datata, le immagini mi sembrano poco valorizzate dalla griglia nera che appare anche un po’ pesante.
Nella busta è contenuto questo cartoncino fronte/retro in formato lettera: è importante fare attenzione al formato, tutto è contenuto nella busta da lettera standard. Bene il QR code che porta direttamente ad una landing page per fare la donazione. Chiare e sintetiche le indicazioni su come donare. C’è anche la tessera del socio da ritagliare e compilare con i propri dati.
Nella busta è contenuto anche questo pieghevole a due ante e piega a croce. Il colore dominante è il nero, che come ho già detto trovo pesante, sopratutto in copertina con quel tassello nero e la griglia nera. Apro il pieghevole e ritrovo il nero. Buona l’idea di usare le icone, ma non appartengono tutte allo stesso set. Sul retro ritrovo il QR code e le indicazioni sulle donazioni.
Finalmente arriviamo alla lettera: mi piace che comincia già con il “mettiamoci la faccia”: rendiamo “umane” le organizzazioni, avviciniamo le organizzazioni alle persone.
Il testo è impaginato bene, c’è un buon uso dei bold, l’allineamento a bandiera alleggerisce la colonna, il titolo centrale in verde attira. Peccato una svista negli spazi dopo la punteggiatura.
Sul retro c’è il testo sulla privacy e ancora il nostro QR code, che abbiamo imparato a conoscere nei locali durante la pandemia. Per chi non si sentisse a suo agio con la tecnologia, troviamo anche il caro e familiare bollettino postale pre-compilato.
Ho cercato in ogni materiale ma non ho trovato il marchio di certificazione FSC, che invece mi sarei aspettata da Greenpeace. La carta usata sembra riciclata ma non vedo certificazione.